Anche quest’ultima edizione di Prowein ha presentato un’Italia che preferisce mettere in luce i brand privati invece che quelli territoriali, manifestando una grande differenza rispetto a tutti gli altri Paesi produttori.
Un’edizione "estiva" con tante novità, non tutte belle, che ha evidenziato dopo Vinitaly la gran voglia di vino in tutto il mondo.
La seconda giornata della kermesse di Düsseldorf caratterizzata da maggiori presenze e altrettante riflessioni.
Anche una Fiera b2b come ProWein deve essere un’occasione per comprendere meglio le aspettative dei consumatori nei confronti del vino, e questo grazie alla sinergia tra produttori e buyer al fine di analizzare in maniera approfondita i clienti finali.
Scarsa partecipazione di operatori alla prima giornata della manifestazione di Düsseldorf: sintomo di una crisi congiunturale o della fine di un modello fieristico?
Dalla consueta analisi dell’Università di Geisenheim commissionata da Prowein è emerso che l’aumento dei costi e l’adattamento alle mutazioni climatiche sono le sfide più importanti del settore vitivinicolo per il prossimo futuro.
Il noto produttore piemontese racconta del suo difficile ingresso nel mercato USA, un esempio straordinario di cosa significa aprire e consolidare un mercato del vino.
A fronte di una crisi mondiale senza precedenti, il settore del vino continua a dare segnali positivi in controtendenza rispetto altri comparti ma al tempo stesso sugli scaffali della GDO osserviamo prezzi bassi difficili da giustificare.
VeronaFiere è alla vigilia del rinnovamento del Consiglio di amministrazione e del suo management. Quanto potrà e dovrà influire questo sul Vinitaly del futuro?
I prezzi medi dei vini negli Usa fanno sempre riflettere sul posizionamento italiano: è opportuno riflettere su questa situazione. La denuncia della produttrice friulana Antonella Cantarutti per una Ribolla Gialla spumantizzata a 1,99 euro.
Siamo entrati definitivamente nell’era della dimostrazione dei fatti, dove la concretezza prevale sulle suggestioni, dove le azioni valgono più delle promesse.
Ottimo successo della manifestazione veronese che è riuscita a migliorarsi a dimostrazione che non tutto il male viene per nuocere. Le sfide per il vino italiano sono tante ma dai padiglioni di VeronaFiere usciamo tutti più ottimisti.
Alla complessità, alle incertezze, alla competizione si può rispondere solo attraverso un miglioramento delle competenze degli imprenditori e dei manager del vino.
Ci sono fasi storiche nelle quali si deve riuscire ad andare oltre…
Questa edizione di Vinitaly non rappresenta solo una ripartenza dopo oltre due anni di pandemia, ma anche l’inizio di una nuova era per il comparto vitivinicolo italiano.
Siamo di fronte ad una delle più preoccupanti crisi mondiali causata da diversi fattori negativi: dalla pandemia alla guerra, passando per un rincaro prezzi senza pari. Raccontare la verità è fondamentale.
Dall’analisi di The Round Table per il Laboratorio Gavi, realizzata da Astarea, emerge un quadro "comunicativo" dei Consorzi di tutela molto diversificato e lontano dai fabbisogni di aziende e denominazioni.
Sono molti i visitatori che cercano svago nell'enoturismo senza avere un grande interesse per il vino; la stessa cosa sta accadendo in generale nei confronti del vino?
Visto il notevole successo che stanno ottenendo, ho deciso di degustare alcune tipologie di vini a basso contenuto alcolico (o "low alcohol wines") e ne sono rimasto deluso.
La maggiore preoccupazione per il business del vino continua ad essere il lento e tardivo interesse da parte delle generazioni più giovani, ma il sistema fatica ad adattare le proprie strategie di marketing e di comunicazione ai nuovi consumatori.
È positivo osservare come siano sempre di più le misure europee che finanziano attività formative, ma al tempo stesso è preoccupante come siano troppe le aziende che sfruttano questi fondi senza poi partecipare realmente alla formazione.